Tasse sugli affitti brevi: la guida definitiva per host

published on 14 December 2025

Capire come pagare le tasse sugli affitti brevi in Italia significa scegliere tra due strade principali: la cedolare secca, un'imposta fissa molto comoda al 21% (che sale al 26% in alcuni casi), e il regime ordinario IRPEF, dove le aliquote crescono in base al tuo reddito totale. Indovinare la scelta giusta fin da subito è la chiave per ottimizzare i guadagni e gestire la propria attività senza stress.

La fiscalità degli affitti brevi, spiegata semplice

Avventurarsi nella giungla delle tasse sugli affitti brevi può spaventare. Moltissimi host, soprattutto all'inizio, si sentono persi tra moduli, scadenze e obblighi normativi, con il timore costante di commettere un errore che potrebbe costare caro. La gestione fiscale e burocratica, infatti, è uno dei problemi più sentiti nel settore.

La verità, però, è che una buona gestione non è solo un dovere, ma è soprattutto un'opportunità per far fruttare al massimo il proprio immobile. Per iniziare con il piede giusto, basta avere chiari i due binari su cui viaggia il sistema italiano:

  • Cedolare Secca: È un regime facoltativo che semplifica tutto. Si paga un'aliquota fissa che sostituisce in un colpo solo l'IRPEF e le addizionali comunali e regionali. È la scelta preferita da chi ama la semplicità e vuole sapere subito quanto dovrà versare, senza sorprese.
  • Regime Ordinario IRPEF: Con questa opzione, i guadagni dell'affitto si sommano a tutti gli altri tuoi redditi (come lo stipendio o quelli da lavoro autonomo) e vengono tassati secondo gli scaglioni progressivi. È un sistema più complesso, certo, ma ha un vantaggio non da poco: ti permette di scaricare i costi che hai sostenuto per l'immobile.

Decidere tra i due non è una cosa da fare alla leggera. La scelta dipende da tanti fattori personali, come il tuo reddito complessivo e quanti appartamenti stai gestendo.

Le novità fiscali che devi assolutamente conoscere

Il mondo delle tasse non sta mai fermo. Dal 2024, per esempio, c'è stata una novità importante: l'aliquota della cedolare secca è passata dal 21% al 26% per chi affitta più di un immobile.

Questa modifica, però, ha lasciato intatta l'aliquota agevolata del 21% per chi mette a reddito un solo appartamento, proteggendo di fatto i piccoli proprietari. Se vuoi capire meglio come queste regole influenzeranno le tue tasche il prossimo anno, ti consiglio di approfondire le normative fiscali previste per il 2025.

Attenzione: gestire un affitto breve non significa solo pagare le tasse. Ci sono anche altri obblighi burocratici da non sottovalutare, come la comunicazione degli ospiti al Portale Alloggiati Web della Questura, da fare entro 24 ore dal loro arrivo.

In questo scenario, la tecnologia diventa la tua migliore alleata. Strumenti come NowCheckin nascono proprio per semplificarti la vita, automatizzando la registrazione degli ospiti e garantendo la conformità normativa automatica. In pratica, trasformano un obbligo noioso in un processo veloce e sicuro, eliminando il rischio di errori umani e sanzioni.

Scegliere il regime fiscale più vantaggioso

La decisione tra cedolare secca e regime IRPEF non è un semplice dettaglio tecnico, ma il bivio fondamentale che determina la redditività del tuo immobile. Una scelta sbagliata può erodere in modo significativo i tuoi guadagni, mentre quella giusta li ottimizza. Affrontiamo questo snodo cruciale con un approccio pratico e diretto, per darti tutti gli strumenti per decidere con piena consapevolezza.

Questo diagramma riassume il percorso che un host deve affrontare per scegliere tra il regime della cedolare secca e quello dell'IRPEF ordinaria, mettendo in luce i fattori chiave da considerare.

Come vedi, la scelta dipende principalmente da due fattori: il numero di immobili che gestisci e l'ammontare delle spese che puoi dedurre. Capire questo ti indirizzerà subito verso il percorso fiscalmente più efficiente per te.

La cedolare secca: la via della semplicità

Pensa alla cedolare secca come a una scorciatoia fiscale. È un'imposta sostitutiva con un'aliquota fissa che prende il posto dell'IRPEF e delle relative addizionali regionali e comunali. La sua forza più grande? La prevedibilità. Sai esattamente quanto pagherai, senza brutte sorprese.

I vantaggi sono chiari e immediati:

  • Chiarezza: Un'unica aliquota semplifica enormemente il calcolo delle imposte.
  • Semplicità: Dici addio alla complessità degli scaglioni IRPEF e delle addizionali.
  • Nessuna imposta di bollo o registro: Non sono dovute per la registrazione dei contratti di locazione.

Tuttavia, c'è un rovescio della medaglia molto importante: con la cedolare secca non puoi dedurre alcun costo. Le spese per le pulizie, le commissioni delle OTA, le bollette e la manutenzione restano interamente a carico tuo.

In sostanza, scegliendo la cedolare secca, accetti di pagare un'imposta fissa sul tuo incasso lordo totale, rinunciando alla possibilità di abbattere l'imponibile con le spese che hai sostenuto.

Le aliquote attualmente sono due:

  • Aliquota al 21%: Si applica se affitti un solo immobile per periodi brevi.
  • Aliquota al 26%: Si applica a partire dal secondo immobile locato, fino a un massimo di quattro. Oltre questa soglia, l'attività diventa imprenditoriale e richiede l'apertura di una Partita IVA. Ne abbiamo parlato in dettaglio nella nostra guida sul codice ATECO per affitti brevi.

Il regime IRPEF: il percorso su misura

Se la cedolare secca è una scorciatoia, il regime ordinario IRPEF è come un abito sartoriale, fatto su misura per la tua situazione. In questo caso, i redditi degli affitti si sommano a tutti gli altri tuoi guadagni (da lavoro dipendente, autonomo, etc.) e vengono tassati secondo gli scaglioni progressivi, che partono dal 23% e arrivano fino al 43%.

A prima vista potrebbe sembrare meno conveniente, ma il suo vero asso nella manica è la deducibilità dei costi. Tutte le spese documentate e collegate all'attività di locazione possono essere "scaricate", riducendo la base imponibile su cui vengono poi calcolate le tasse.

Pensa a costi come:

  • Commissioni pagate a portali come Airbnb e Booking.com.
  • Spese di pulizia e lavanderia.
  • Costi per le utenze (luce, gas, acqua, internet).
  • Piccole manutenzioni e riparazioni.
  • Spese di intermediazione immobiliare.

Questa opzione diventa particolarmente interessante quando le spese che sostieni sono elevate o quando il tuo reddito complessivo si colloca in uno scaglione IRPEF basso.

Confronto diretto: quale regime fa per te?

La scelta, quindi, dipende da un'analisi attenta della tua situazione personale e finanziaria. Se vuoi allargare lo sguardo sui vari regimi fiscali in Italia e capire come vengono tassate diverse tipologie di proventi, può essere utile consultare una guida completa sulla tassazione delle azioni; anche se parla di un asset diverso, offre spunti interessanti sulla fiscalità in generale.

Per aiutarti a visualizzare meglio la decisione, abbiamo preparato una tabella che mette a confronto i due sistemi, così puoi capire al volo quale si adatta meglio a te.

Confronto tra cedolare secca e regime IRPEF per affitti brevi

Questa tabella riassume le differenze chiave per aiutarti a scegliere il regime fiscale più conveniente, confrontando aliquote, deducibilità dei costi e l'impatto sul tuo reddito complessivo.

Caratteristica Cedolare Secca Regime Ordinario IRPEF
Aliquota Fissa (21% o 26%) Progressiva (dal 23% al 43%)
Deducibilità Costi No, nessun costo è deducibile. , puoi dedurre tutte le spese inerenti.
Ideale per Host con un solo immobile, poche spese e un reddito medio-alto. Host con più immobili, costi elevati o un reddito complessivo basso.
Complessità Bassa: calcolo semplice e diretto. Alta: richiede la raccolta e conservazione di tutta la documentazione.

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Gestire le altre imposte e tasse obbligatorie

La scelta tra cedolare secca e regime IRPEF è solo il primo passo. Per essere davvero in regola e non avere brutte sorprese, un host deve conoscere e gestire un piccolo ecosistema di altre imposte e tasse.

Trascurarle può portare a sanzioni e complicazioni burocratiche che è meglio evitare. Capire questi obblighi è la chiave per una gestione serena e, soprattutto, profittevole della propria attività.

Quando la tua attività richiede la Partita IVA

La linea di confine tra una semplice locazione privata e un'attività imprenditoriale è spesso sottile, ma fiscalmente è un mondo a parte. La legge italiana è chiara: se offri servizi extra che vanno oltre la semplice messa a disposizione dell'alloggio, la tua attività diventa imprenditoriale.

Ma quali sono questi servizi che fanno scattare l'obbligo di Partita IVA? Eccoli qui:

  • Somministrazione della colazione: Non parliamo di lasciare un cestino di benvenuto, ma di offrire pasti preparati o serviti direttamente nella struttura, come in un B&B.
  • Cambio biancheria giornaliero: Un servizio regolare durante il soggiorno, molto simile a quello che ci si aspetta in un hotel.
  • Servizi di pulizia infrasettimanali: Pulizie programmate mentre gli ospiti sono ancora lì, non solo al cambio ospite.
  • Noleggio auto o escursioni organizzate: Servizi accessori che trasformano l'offerta in un vero e proprio pacchetto turistico.

Se fornisci anche solo uno di questi servizi, la tua attività si configura come imprenditoriale. Questo significa aprire la Partita IVA, applicare l'IVA sulle tariffe e prepararsi a una gestione contabile e fiscale decisamente più strutturata.

L'IMU sulla casa vacanze

L'Imposta Municipale Propria, meglio nota come IMU, è un altro tributo da mettere in conto. Si applica a tutti gli immobili, tranne alla prima casa dove hai la residenza. Quindi, se l'appartamento che affitti per brevi periodi è una seconda casa o un immobile diverso dalla tua abitazione principale, sei tenuto a pagarla.

L'IMU si calcola sul valore catastale dell'immobile e le aliquote vengono decise ogni anno dal Comune. Il mio consiglio è di controllare sempre le delibere comunali: a volte esistono agevolazioni specifiche per le strutture ricettive che potrebbero farti risparmiare qualcosa.

Il pagamento di solito è diviso in due rate, con scadenze a giugno e dicembre. Non dimenticartene, perché il mancato versamento comporta sanzioni e interessi di mora.

La tassa di soggiorno: un obbligo da non ignorare

La tassa di soggiorno è forse l'imposta locale più famosa nel nostro settore, ma anche una delle più delicate da gestire. È un'imposta che il Comune fa pagare ai turisti che pernottano sul suo territorio. Il tuo ruolo in tutto questo? Diventi un sostituto d'imposta.

Questo termine un po' tecnico significa che hai due compiti precisi:

  1. Riscuotere l'imposta: Devi incassare la tassa direttamente dai tuoi ospiti, di solito al momento del check-in o del check-out.
  2. Versare l'imposta: Devi poi girare le somme raccolte al tuo Comune, rispettando le scadenze e le modalità che il regolamento locale prevede.

Le tariffe possono cambiare tantissimo da una città all'altra, e spesso variano in base al tipo di struttura o al periodo dell'anno. Una gestione imprecisa può portare a sanzioni salate, quindi è fondamentale avere un sistema di riscossione e rendicontazione che non faccia una piega. Per approfondire, puoi dare un'occhiata al nostro articolo che spiega nel dettaglio cos'è e come funziona la tassa di soggiorno.

Il settore degli affitti brevi in Italia continua a dimostrare una vitalità incredibile. Pensa che nei soli primi otto mesi del 2025, ha generato 8,2 miliardi di euro di affitti, con un impatto economico totale che ha sfiorato i 33 miliardi di euro. Questi numeri, confermati da diverse analisi del mercato immobiliare, dimostrano quanto le locazioni brevi siano un pilastro della nostra economia turistica. Ma proprio questo successo rende ancora più importante una gestione fiscale attenta per non rovinare tutto con problemi evitabili.

Orientarsi tra gli adempimenti burocratici senza mal di testa

Fare l'host non è solo gestire prenotazioni e dare il benvenuto agli ospiti. C'è anche una parte, diciamo così, meno affascinante ma assolutamente cruciale: la burocrazia. Parliamo di una serie di adempimenti obbligatori, indispensabili per lavorare in regola ed evitare brutte sorprese sotto forma di sanzioni. Considera questa sezione come la tua checklist operativa per avere sempre tutto sotto controllo, trasformando obblighi che sembrano complicati in procedure chiare e semplici da gestire.

Affrontare queste procedure una per una può spaventare, è normale. Ma con un po' di organizzazione e gli strumenti giusti, vedrai che diventerà una routine quasi automatica. Analizziamo insieme i passaggi fondamentali che ogni host deve conoscere come le sue tasche.

Il Codice Identificativo Nazionale (CIN)

Il primo, vero passo per mettere in regola la tua struttura è ottenere il Codice Identificativo Nazionale (CIN). Pensa a questo codice alfanumerico come alla "targa" del tuo alloggio. Serve a tracciare ogni affitto breve, a combattere l'abusivismo e a garantire più trasparenza per tutti.

Ottenere il CIN è un obbligo per chiunque affitti un immobile a scopo turistico. La richiesta si fa online, attraverso una piattaforma nazionale gestita direttamente dal Ministero del Turismo. Una volta che ce l'hai, il CIN deve essere ben visibile su ogni annuncio (sui portali come Airbnb, Booking, ecc.) e anche all'interno della struttura stessa.

Non è un dettaglio da poco: la mancata esposizione del CIN porta a sanzioni amministrative che possono essere davvero pesanti. È il tuo "timbro" di legalità, il primo biglietto da visita che dimostra la tua professionalità.

La comunicazione alla Questura con il Portale Alloggiati Web

Ecco uno degli obblighi più importanti, con scadenze che non perdonano: la comunicazione delle generalità degli ospiti alla Questura. Questo passaggio è fondamentale per la sicurezza pubblica e si fa attraverso il Portale Alloggiati Web.

La regola è semplice e categorica: i dati di ogni ospite vanno trasmessi entro 24 ore dal suo arrivo. Se il soggiorno dura meno di 24 ore, la comunicazione deve essere immediata. Non ci sono scuse.

Attenzione: non comunicare o comunicare in ritardo i dati al Portale Alloggiati non è una semplice svista. È una violazione che ha conseguenze penali. Si rischiano multe salate e, nei casi più gravi, persino l'arresto.

Gestire questo processo a mano, specialmente con tanti ospiti, significa perdere tempo prezioso e rischiare errori di battitura. Ed è proprio qui che l'automazione può cambiarti la vita. Se vuoi capire meglio come muoverti, abbiamo scritto una guida che spiega nel dettaglio come funziona il Portale Alloggiati Web e come puoi renderne la gestione un gioco da ragazzi.

La comunicazione dei flussi turistici all'ISTAT

Oltre alla sicurezza, c'è un altro flusso di dati da gestire: quello per l'ISTAT (o per gli enti turistici regionali). Questo adempimento ha uno scopo puramente statistico, serve a "fotografare" l'andamento del turismo in Italia.

I dati da comunicare includono arrivi, partenze e nazionalità degli ospiti, e l'invio va fatto periodicamente (di solito ogni mese). Le scadenze e le modalità precise possono cambiare da una regione all'altra, quindi il consiglio è di informarsi sempre presso l'ufficio turistico della tua zona. Anche qui, la precisione è tutto, perché quei numeri aiutano a definire le strategie turistiche del nostro Paese.

Semplificare tutto con l'automazione

Ammettiamolo: gestire manualmente CIN, Alloggiati Web e ISTAT può diventare un secondo lavoro, soprattutto se hai più di un appartamento. Ogni passaggio richiede tempo, concentrazione e aumenta il rischio di commettere un errore.

È qui che la tecnologia diventa la tua più grande alleata. Soluzioni digitali come Nowcheckin sono nate proprio per toglierti questo peso dalle spalle, permettendoti di automatizzare l'intero processo di gestione ospiti 24/7, senza bisogno di personale aggiuntivo.

Immagina di poter fare tutto con una semplice foto al documento del tuo ospite:

  • Dati estratti in automatico: L'app legge il documento e compila da sola tutti i campi. Addio errori di trascrizione.
  • Invio diretto al Portale Alloggiati: Con un click, i dati partono e arrivano alle autorità. Scadenze rispettate, zero stress.
  • Ricevute archiviate in cloud: Le prove di invio vengono salvate online, sempre a tua disposizione in caso di controlli.

L'automazione non è solo una questione di comodità, è una garanzia di essere sempre in regola. Ti permette di ridurre i tempi di check-in del 70% e di liberare tempo ed energie per dedicarti a ciò che conta davvero: far sentire i tuoi ospiti a casa.

Calcolare le tasse con esempi reali

La teoria fiscale può sembrare un labirinto di numeri e percentuali, ma alla fine quello che conta è il risultato pratico. Per capire davvero l'impatto delle tasse sugli affitti brevi sul tuo guadagno netto, niente batte un esempio concreto.

Mettiamo da parte la teoria e analizziamo due scenari reali, così da tradurre i concetti di cedolare secca e regime IRPEF in calcoli che parlano da soli.

Questi esempi ti aiuteranno a "fotografare" la tua situazione, dandoti gli strumenti per pianificare la tua strategia fiscale e massimizzare la resa del tuo immobile.

Scenario 1: Il piccolo proprietario

Incontriamo Marco, un host che affitta un solo appartamento di sua proprietà. Durante l'anno ha incassato un reddito lordo di 10.000 €. Marco ha già un lavoro da dipendente con un reddito medio-alto e, per semplicità, sceglie di aderire alla cedolare secca.

Vediamo insieme come si sviluppa il calcolo:

  1. Reddito Lordo Annuo: 10.000 €
  2. Regime Fiscale Scelto: Cedolare Secca
  3. Aliquota Applicabile: 21% (perché gestisce un solo immobile)
  4. Calcolo Imposta: 10.000 € x 21% = 2.100 €

A fine anno, Marco dovrà versare 2.100 € di tasse. Il suo guadagno netto dall'affitto, prima di considerare le spese di gestione (che non può dedurre), sarà di 7.900 €. Un calcolo pulito e diretto, perfetto per chi cerca prevedibilità e non ha grossi costi da mettere a bilancio.

Per Marco, la cedolare secca è la scelta ideale. Paga un'imposta fissa e prevedibile, senza l'assillo di dover raccogliere fatture e scontrini. La sua gestione fiscale resta snella e senza sorprese.

La semplicità fiscale, però, non deve trarre in inganno: gli obblighi burocratici restano. Anche per un solo immobile, la comunicazione degli ospiti al Portale Alloggiati è un dovere inderogabile. Usare un'app come Nowcheckin permette a Marco di automatizzare questo invio in una manciata di secondi, assicurandosi di essere sempre in regola senza rubare tempo prezioso al suo lavoro.

Scenario 2: L'host multi-proprietà

Ora è il turno di Giulia, un'host più strutturata che gestisce tre appartamenti. Il suo reddito lordo annuo dagli affitti arriva a 40.000 €. Nel corso dell'anno, ha sostenuto e documentato spese per un totale di 12.000 €.

Queste spese includono:

  • Commissioni dei portali online (4.000 €)
  • Servizi di pulizia e lavanderia (5.000 €)
  • Utenze e piccole manutenzioni (3.000 €)

Giulia ha altri redditi che la posizionano già nello scaglione IRPEF del 23%. Vediamo perché, nel suo caso, il regime ordinario è la mossa vincente.

  1. Reddito Lordo Annuo: 40.000 €
  2. Spese Deducibili: 12.000 €
  3. Reddito Imponibile: 40.000 € - 12.000 € = 28.000 €
  4. Calcolo Imposta IRPEF: 28.000 € x 23% = 6.440 €

Se Giulia avesse scelto la cedolare secca (con l'aliquota al 26% dal secondo immobile in poi), il calcolo sarebbe stato molto diverso: 40.000 € x 26% = 10.400 €.

Scegliendo l'IRPEF, Giulia paga 6.440 € di tasse, con un risparmio fiscale di quasi 4.000 €. Questo dimostra che, quando i costi di gestione diventano importanti, la possibilità di dedurli abbatte drasticamente la base imponibile, rendendo l'IRPEF la scelta economicamente più intelligente, anche se richiede un po' più di attenzione nella raccolta dei documenti.

Le domande più frequenti sulla tassazione degli affitti brevi

Quando si parla di fisco e affitti brevi, è normale avere un sacco di dubbi. Ho raccolto qui le domande che gli host come te si pongono ogni giorno, con risposte semplici e dirette per aiutarti a gestire tutto senza ansie e in totale sicurezza.

Devo pagare le tasse anche se affitto solo per un paio di settimane all'anno?

Sì, su questo punto la legge non lascia spazio a interpretazioni. Qualsiasi soldo incassato da un affitto, anche se per una sola notte, è considerato reddito e va dichiarato.

Non esistono soglie minime o "franchigie" basate sulla durata. Che sia un weekend o un mese intero, quel guadagno deve finire nella tua dichiarazione dei redditi, scegliendo tra il regime IRPEF o la cedolare secca.

Le commissioni dei portali come Airbnb posso scaricarle?

La risposta è: dipende dal regime fiscale che scegli. Le commissioni che paghi a portali come Booking.com o Airbnb sono un costo e, come tale, puoi dedurlo solo se opti per il regime ordinario IRPEF. In questo caso, dal tuo guadagno totale potrai sottrarre tutte le spese documentate (commissioni, pulizie, bollette, ecc.).

Se invece scegli la cedolare secca, la musica cambia. Essendo un'imposta fissa che sostituisce l'IRPEF, non ti permette di scaricare alcun costo. Nemmeno uno.

Che succede se mi dimentico di comunicare gli ospiti alla Questura?

Questa è una delle cose da non prendere mai alla leggera. L'invio dei dati al Portale Alloggiati Web non è un semplice adempimento burocratico, ma un obbligo di legge legato alla pubblica sicurezza.

Dimenticarsene o farlo in ritardo non comporta solo una multa. Si tratta di un'infrazione penale, con sanzioni che possono arrivare, nei casi più gravi, fino a tre mesi di arresto.

È proprio per evitare rischi del genere che l'automazione diventa una vera ancora di salvezza. Strumenti come Nowcheckin sono pensati per eliminare il pericolo di una dimenticanza, inviando i dati in automatico e conservando le ricevute digitali. In pratica, ti garantiscono di essere sempre in regola, senza stress.

Posso cambiare regime fiscale di anno in anno?

Assolutamente sì. La scelta tra cedolare secca e IRPEF non è una decisione a vita. La fai ogni anno, quando presenti la dichiarazione dei redditi, e vale solo per quell'anno fiscale.

Questo ti dà una grande flessibilità. Puoi valutare di anno in anno cosa ti conviene di più, a seconda di quanto hai incassato e di quante spese hai sostenuto.

Occhio però a tenersi aggiornati. Le regole del gioco possono cambiare. La Legge di Bilancio 2026, ad esempio, sta già facendo discutere perché prevede di alzare la cedolare secca al 26% per tutti gli affitti brevi gestiti tramite intermediari, cancellando l'aliquota agevolata per il primo immobile. Se vuoi capire meglio cosa ci aspetta, puoi approfondire l'impatto di queste novità leggendo le analisi sulla nuova tassazione dal 2026.


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